Lc 13, 31-35
Dal Vangelo secondo Luca
In quel momento si avvicinarono a Gesù alcuni farisei a dirgli: "Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere".
Egli rispose loro: "Andate a dire a quella volpe: "Ecco, io scaccio demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno la mia opera è compiuta. Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io prosegua nel cammino, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme".
Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa è abbandonata a voi! Vi dico infatti che non mi vedrete, finché verrà il tempo in cui direte: "Benedetto colui che viene nel nome del Signore!"".
Parola del Signore.
Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! (Lc 13,34).
C’è solo una cosa che c’impedisce di essere santi, ossia veramente felici. Non è la nostra debolezza: nel passo del Vangelo che ascoltiamo oggi, Gesù non esita a paragonarsi a una gallina (a una gallina, non a un magnifico pavone…) che protegge i suoi piccoli, perché Dio non ci vede come figli malriusciti, ma, proprio a causa della nostra fragilità, s’intenerisce come noi ci inteneriamo di fronte a pulcini tutti bagnati e pigolanti. Non è nemmeno il nostro peccato: quando sbagliamo, Dio viene a cercarci perfino tra i rovi in cui ci siamo impigliati, perché è il Buon Pastore; viene ad abbracciarci e a rivestirci d’innocenza, perché è Padre, un padre che non ci mette con le spalle al muro, che non ci scaccia da casa, che non ci depenna dall’anagrafe, mai. Non c’è nulla che lo scandalizzi della nostra vita e che lo induca a rinnegarci come figli, anzi: ci lascia liberi di andare e, con il cuore in gola, aspetta.
Che cosa aspetta? Aspetta una sola cosa, la stessa che ci impedisce o che ci permette di essere veramente felici, a seconda di come ce ne serviamo. Scriveva Santa Teresa di Lisieux: “Gesù vuole il nostro amore, lo va mendicando, si abbandona, per così dire, alla nostravolontà”. Dalla nostra volontà dipende tutto, perché la volontà di Dio è già a nostro favore, è già per la nostra crescita nell’Amore, per la nostra vera vita. Possiamo stare certi: mentre noi spesso non vogliamo lasciarci prendere da Lui, Dio vuole sempre raccogliere i figli suoi, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali. Altrimenti, perché avrebbe mandato i profeti e perché si sarebbe incarnato Lui stesso? Potrebbe lasciarci tutti nella nostra fogna, nel nostro male, e godersi l’eternità con gli angeli e i santi. Potrebbe spazientirsi e sentenziare: “Basta, questi disgraziati non hanno capito un bel niente! Dopo 2000 anni che ho mandato mio Figlio e ho rivelato il mio Volto d’Amore continuano a comportarsi come bestie, litigano da mattino a sera, sono egoisti, si autodistruggono con le armi, rovinano la terra che ho loro donato, non sanno ringraziare… si arrangino!”. E invece no. Il Signore soffre immensamente per come stiamo sprecando la nostra vita solo per il fatto che la nostra volontà malata non vuole lasciarsi guarire dall’Amore, ma continua imperterrita a portarci alla morte.
Riconosciamo la nostra malattia, riconosciamoci fragili e peccatori, riconosciamoci incapaci di salvarci da soli e lasciamoci raccogliere da Dio come i pulcini dalla mamma chioccia.
Sr. Maria Chiara Amata
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