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Immagine del redattoreComunità Monastero Adoratrici

25 settembre 2020 - venerdì della XXV settimana del T.O.

Nel monastero della Santissima Trinità a Mosca in Russia, san Sergio di Radonez, che, dopo aver condotto vita eremitica in foreste selvagge, abbracciò la vita cenobitica e,

eletto egúmeno, la propagò, mostrandosi uomo mite, consigliere di príncipi e consolatore dei fedeli.


Lc 9, 18-22 Dal Vangelo secondo Luca

Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto».

Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio».

Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell'uomo - disse - deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».

Parola del Signore.

... Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare.

“Gesù si trovava in un luogo appartato a pregare e i discepoli erano con lui, pose loro questa domanda: «Chi sono io secondo la gente?»” (Lc 9,18). «Ma voi chi dite che io sia?» (Lc 9,20b).

Un luogo appartato e la preghiera costituiscono la base favorevole per un incontro autentico a tu per tu con Gesù. Tanti testimoniano che occasioni particolari come ritiri o esercizi spirituali aiutano molto in tal senso. Gesù, per farsi conoscere veramente dai suoi discepoli, li trae a sé in disparte, lontano dal trambusto, dalla frenesia, e pone due domande decisive, che fanno emergere i tentativi umani di inquadrare la figura del Nazareno da un lato, e dall’altro lato la consapevolezza dei discepoli di essere seguaci del Messia tanto atteso da Israele.

La conoscenza della persona e della missione di Gesù da parte dei discepoli sicuramente supera quella delle folle. Gesù non è un profeta, ma il compimento di ogni profezia. È il Cristo, il Messia tanto atteso dal popolo d’Israele… ma che tipo di Messia? Un Messia valoroso, dai superpoteri? Che immagine di Cristo intende Pietro, a nome di tutti i discepoli, quando risponde alla domanda «Ma voi chi dite che io sia?» (Lc 9,20b)? Che tipo di Salvatore intendiamo noi quando pensiamo a Gesù Cristo?

Il Signore ci annuncia la Sua Passione, Morte e Risurrezione per aiutarci a comprendere che Egli salva attraversando il crogiolo delle sofferenze più atroci e le vince. Morendo sconfigge la morte perché risorge per non morire più. Risulta sempre più facile vedere in Gesù il Messia che s’impone, che sconfigge il male con la forza. Nella sofferenza questa idea sbiadisce e ci si domanda: “Dove sei?”… e non ci si rende conto che Gesù ha voluto correggere la visione messianica dei suoi insistendo sulla necessità della Passione, Morte e Risurrezione. Quante volte vuole trarci a Sé in disparte, nella preghiera, per incontrarlo quale Egli è, specialmente quando il dolore o anche semplicemente le piccole contraddizioni al nostro io ci inducono a ripiegarci su noi stessi. Se riconosciamo che Egli è il Messia, il mio, il tuo Salvatore, lasciamo che in ogni circostanza della vita ci sia uno spazio di silenzio in cui Gesù si possa rivelare e risorgere ancora nella nostra persona. Così le folle che lo considerano un profeta, un fantasma, un grande uomo, oppure che non lo considerano affatto, forse verranno attirate da Gesù che abita in noi e non si accontenteranno più delle loro ipotesi, ma Lo vorranno conoscere veramente.

Maria, Tu che più di ogni creatura umana hai conosciuto il tuo Figlio Gesù quale Figlio di Dio nel culmine della Sua Passione e Morte, donaci di fissare il nostro sguardo sul Crocifisso e di domandare incessantemente: “Cristo Risorto, mostrati per quello che sei alla gente e usa anche la mia povera vita per rivelarTi al mondo”.

Maria Chiara

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