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25 ottobre 2023 - mercoledì della XXIX settimana del T.O.

Solennità della Chiesa locale

In questa «Solennità della Chiesa locale» celebriamo il legame che unisce la nostra comunità con il vescovo nell'insieme della comunità diocesana. E nello stesso tempo ricordiamo la dedicazione della nostra chiesa, anche se non è stata dedicata al culto con l'appropriato rito liturgico. «Aderendo al suo pastore e da lui, per mezzo del vangelo e dell'Eucaristia, riunita nello Spirito Santo», ogni comunità cristiana deve sentirsi impegnata a costituire «una Chiesa particolare, nella quale è veramente presente e agisce la Chiesa di Cristo, Una, Santa, Cattolica e Apostolica» (Christus Dominus, 11).


Dal vangelo secondo Giovanni


«Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiuolo. Ogni tralcio che in me non dà frutto, lo toglie via; e ogni tralcio che dà frutto, lo pota affinché ne dia di più. Voi siete già puri a causa della parola che vi ho annunciata. Dimorate in me, e io dimorerò in voi. Come il tralcio non può da sé dare frutto se non rimane nella vite, così neppure voi, se non dimorate in me. Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete fare nulla. Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano. Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto, così sarete miei discepoli. Come il Padre mi ha amato, così anch'io ho amato voi; dimorate nel mio amore. Se osservate i miei comandamenti, dimorerete nel mio amore; come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e dimoro nel suo amore. Vi ho detto queste cose, affinché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia completa.

Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi. Nessuno ha amore più grande di quello di dare la sua vita per i suoi amici. Voi siete miei amici, se fate le cose che io vi comando. Io non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo signore; ma vi ho chiamati amici, perché vi ho fatto conoscere tutte le cose che ho udite dal Padre mio. Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto, e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello che chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve lo dia. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri.


Parola del Signore.


... Io sono la vera vite ...

Io sono la vite, voi i tralci, dice Gesù ai suoi discepoli presenti e futuri. Con questa metafora, ricca di suggestioni, il Signore glorificato parla della sua unione profonda con quelli che aderiscono a Lui, lo amano e osservano le sue parole. Vite e tralci sono un'unica pianta: hanno le medesima linfa e producono lo stesso frutto. La stessa verità ce la trasmette Paolo con l'immagine del corpo e delle membra: Cristo è il Capo di un corpo che è la Chiesa, di cui ciascun cristiano è membro. Il membro, se è staccato dal resto del corpo, non può fare nulla. Rimanere in Cristo è rimanere nella Chiesa, suo corpo. La Chiesa è luogo dove la vita si muove nella linea del dono e del servizio, anche se in essa è presente il peccato e la debolezza degli uomini. Qual è dunque il nostro compito di tralci? Il frutto che il tralcio deve portare è l'amore: il discepolo rimane attaccato al Cristo se ama, se dona la sua vita per gli altri. E' un'unione che secondo san Giovanni diventa liberazione, diventa la possibilità di vivere in pienezza la propria vita, evitando il pericolo di perderla. Diamoci ad un vero discernimento di vita, se vogliamo vivere una vita nuova in Cristo.

Sr. M. Margherita


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