Santa Brigida, religiosa, che, data in nozze al legislatore Ulfo in Svezia, educò nella pietà cristiana i suoi otto figli, esortando lo stesso coniuge con la parola e con l’esempio a una profonda vita di fede. Alla morte del marito, compì numerosi pellegrinaggi ai luoghi santi e, dopo aver lasciato degli scritti sul rinnovamento mistico della Chiesa dal capo fino alle sue membra e aver fondato l’Ordine del Santissimo Salvatore, a Roma passò al cielo.
Sii benedetto, Signor mio Gesù Cristo, per aver predetto prima del tempo la tua morte, per aver trasformato in modo mirabile, durante l'ultima Cena, del pane materiale nel tuo corpo glorioso, per averlo distribuito amorevolmente agli apostoli in memoria della tua degnissima passione, per aver lavato loro i piedi con le tue mani sante e preziose, dimostrando così l'immensa grandezza della tua umiltà.
Dalle «Orazioni» attribuite a santa Brigida
Gv 15,1-8
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Io sono la vite vera e il Padre mio è l'agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
Parola del Signore.
Chi rimane in me e io in lui porta molto frutto. Solo chi sa rimanere unito a Cristo sà dare frutto... la scelta è chiara: o stiamo dalla parte di Gesù e ci impegnamo a portare frutto, oppure rimarremo sterili fino alla fine dei nostri giorni.
Meditare queste parole di Gesù sulla vite e i tralci, che il Vangelo oggi ci offre, significa cogliere il rapporto che ci lega a lui nella sua dimensione più profonda: "Io sono la vite, voi i tralci".
Qual'è dunque il nostro compito di tralci? Rimanere attaccati alla vite. Rimanere in Cristo significa perseverare, aggrapparsi a Lui, in qualsiasi situazione ci troviamo, nonostante le difficoltà e le prove che stiamo vivendo.
Per noi cristiani è una grazia grande saper riconoscere, nel tempo della potatura la mano del Padre, e non imprecare, nè reagire disordinatamente, atteggiandoci a vittime perseguitate da chissà quale mala sorte.
Gesù non si diverte a potarci, ma come fa il contadino nella sua vigna, mira alla nostra crescita: Ogni tralcio che porta frutto il Padre mio lo pota perchè porti più frutto.
Significa perciò che Egli recide in noi i germogli superflui (desideri e attaccamenti disordinati) perchè concentriamo tutta la nostra energia in un'unica via.
Dio non ha bisogno di mandarci duri castighi, ci basta fare da soli per un po' di tempo per accorgerci di cosa siamo capaci di fare senza di Lui: "Se il Signore non costruisce la casa invano vi faticano i costruttori" (Sl 127,1).
Buona giornata
sr M. Margherita
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