Memoria di san Policarpo, vescovo e martire, che è venerato come discepolo del beato apostolo Giovanni e ultimo testimone dell’epoca apostolica; sotto gli imperatori Marco Antonino e Lucio Aurelio Commodo, a Smirne in Asia, nell’odierna Turchia, nell’anfiteatro al cospetto del proconsole e di tutto il popolo, quasi nonagenario, fu dato al rogo, mentre rendeva grazie a Dio Padre per averlo ritenuto degno di essere annoverato tra i martiri e di prendere parte al calice di Cristo.
Ma quando stavano per configgerlo con i chiodi disse: «Lasciatemi così: perché colui che mi dà la grazia di sopportare il fuoco mi concederà anche di rimanere immobile sul rogo senza la vostra precauzione dei chiodi». Quelli allora non lo confissero con i chiodi
ma lo legarono.
Dalla «Lettera della chiesa di Smirne sul martirio di san Policarpo»
Mt 6, 7-15
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.
Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe». Parola del Signore.
“Pregando non sprecate parole … Voi dunque pregate così: ‘Padre …’” (Mt 6,7-15).
Gesù ci insegna a pregare, mette sulle nostre labbra le parole, La Parola Abbà = Padre =Papà. Ci insegna a dire ‘Papà’ a Dio. E’ un invito ad avere la stessa fiducia del bambino che si fida del suo papà, perché sa che il suo papà è lì per lui. Gli viene incontro nelle sue necessità, lo porta in braccio, lo sostiene nella fatica, lo incoraggia a fare sempre meglio. E’ una relazione di figliolanza. Così deve essere anche con Dio che conosce i nostri pensieri, i desideri, le cadute e la voglia di ritornare a Lui che è sempre pronto ad accoglierci nel Suo abbraccio. Dio non si impone, si propone; ci precede per indicarci il cammino di figli da Lui amati, tanto da “dare il Suo Figlio Unigenito” (Gv 3,16) che ci insegna a dire “Padre – Papà”; ci aiuta a disporre il cuore all’ascolto della Parola; a imparare le Parole di Gesù leggendo il Vangelo, e a dare il ‘tono’ della confidenza alla nostra preghiera. “Guardate a Lui e sarete raggianti, i vostri volti non dovranno arrossire” (Sal 33) Una preghiera che non è fatta solo di parole dette o pensate, ma come relazione di amore, di confidenza con Dio Padre e con Gesù Signore nello Spirito santo. Chiediamo a Maria, Madre di Gesù, che ci aiuti a chiamare Dio con il nome di “Padre – Papà!”.
Deo gratias! Buona Quaresima!
Sr Maria Antonietta
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