Memoria di santa Cecilia, vergine e martire, che si tramanda abbia conseguito la sua duplice palma per amore di Cristo nel cimitero di Callisto sulla via Appia. Il suo nome è fin dall’antichità nel titolo di una chiesa di Roma a Trastevere.
Ciascuno si domanda come cantare a Dio. Devi cantare a lui, ma non in modo stonato.
Non vuole che siano offese le sue orecchie. Cantate con arte, o fratelli.
Dal «Commento sui salmi» di sant’Agostino, vescovo
Mt 25, 31-46 Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi.
Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti?
Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me.
Poi dirà a quelli posti alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato.
Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me. E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna".
Parola del Signore.
Carissimi amici, oggi la liturgia ci fa celebrare la festa di Cristo, Re dell’Universo.
Alla luce del Vangelo, il titolo di Re applicato a Cristo non ha assolutamente nessuna delle connotazioni politiche che potrebbero deformare il vero significato della festa odierna. Il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria e siederà sul trono e davanti a Lui verranno radunati tutti i popoli. Si può notare che il confronto tra i giusti e gli ingiusti, tra le pecore e le capre, avviene tra il fare e il non fare, tra azione e omissione e non tanto tra un agire buono e un agire cattivo. Il Padre vuole frutti, vuole una vita conformata alla misericordia, vuole carità concreta con i poveri, quelli ammalati o che sono ai margini dell’umanità. Fare o non fare qualcosa per questi piccoli non è indifferente: è il criterio per entrare nella vita o esserne esclusi. Questo re che giudica la storia non solo si nasconde dietro al volto del povero, ma non pretende neppure di essere riconosciuto nella sua vera identità. “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare?” rispondono con sorpresa i giusti.
Ciò che è importante è servire il piccolo perché è piccolo. Questa gratuità è la qualità stessa della carità, dell’amore evangelico e diventa misteriosamente una porta aperta all’incontro autentico con il Signore attraverso la quale può passare ogni uomo. Su questo amore praticato e non semplicemente proclamato a parole l’uomo, qualunque uomo, sarà giudicato. In questo consiste fare la volontà di Dio, il vivere secondo Cristo e la sua logica, forse anche senza conoscerlo.
Buona giornata,
Sr. M. Barbara
In quel tempo, sulla croce di Gesù posero questa scritta: Questi è il Re.
Gloria a te, o Cristo Re, oggi e sempre tu regnerai. Questa solennità proclama la tensione verso il compimento del Regno instaurato da Gesù sulla terra. Il suo regno è in mezzo a noi. Il regno di Dio è come un seme nascosto nella terra della storia. La Chiesa promuove i valori evangelici della regalità di Cristo.
Durante la sua passione, Gesù davanti a Pilato che lo interroga esplicitamente “Tu dunque sei re?”, risponde: Tu lo dici, io sono re! Il suo regno è un regno eterno che non avrà mai fine, è un regno universale, da mare a mare! Pilato è un re che comanda e vince con la forza, è l’uomo che difende se stesso. Gesù, invece, è il re della pace, della mitezza, della santità, dell’amore, è il re dei cuori e vince con l’amore, con la misericordia. Egli non comanda, ma propone. Noi apparteniamo a Lui, in Lui viviamo ed esistiamo. La nostra vita è un cammino incontro a Cristo Re. Quando Gesù è venuto nel mondo, è arrivato come uno straniero, non c’era posto per nascere nelle case per Lui, il creatore del mondo e di tutto ciò che esiste!
Gli uomini potenti hanno sempre tentato di eludere la Sua presenza, la Sua sovranità … Il re Erode, saputo che a Betlemme era nato un re, si turbò, divenne feroce per paura che lo soppiantasse, e in tutti i modi lo cercava per farlo morire! Ma Gesù è entrato lo stesso nel mondo, che era suo, e resta per sempre! L’unica vera presenza! L’unica vera sovranità. Egli è il re di tutti, è il Buon Pastore che conosce e ama le sue pecorelle, le chiama per nome; ed esse ascoltano la sua voce e lo seguono. Tutte le creature adorino il suo nome! Dalla vita dei credenti si elevi il canto: “Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli dei secoli”. O Dio, nostro Re, tienici per mano e se è necessario, anche in braccio, soprattutto nei momenti di prova, affinché non smarriamo la via che porta al tuo regno, che porta a Te! Così sia!
Sr. M. Consolata
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