Mt 7, 1-5 Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi.
Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? O come dirai al tuo fratello: "Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio", mentre nel tuo occhio c'è la trave? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello».
Parola del Signore.
"Non giudicate per non essere giudicati". Gesù ci invita a vivere nella pace e nella benevolenza, valutando oggettivamente le cose, senza scadere però nella condanna degli altri, sparlando di loro. "Ma chi sei tu che ti fai giudice del tuo prossimo?" diceva Giacomo alla sua comunità (Gc 4, 12). L'amore costruisce, comprende, cerca di scusare l'intenzione se non può scusare l'azione, sa intervenire nelle sedi giuste e nei momenti opportuni. Il giudizio demolisce soprattutto chi lo coltiva e lo diffonde, operando così come il nemico dell'uomo, il diavolo, che l'Apocalisse definisce "accusatore dei fratelli" (Ap 12, 10). Con l'invito alla prudenza, "Non buttate le vostre perle", Gesù ci illumina sulle situazioni in cui noi stessi diveniamo oggetto di giudizio. Paolo apostolo, in un momento di incomprensione con la comunità di Corinto, scriveva: "A me poco importa di venire giudicato da voi o da un consesso umano, anzi io neppure giudico me stesso, perché anche se non sono consapevole di colpa alcuna, non per questo sono giustificato. Il mio giudice è il Signore! Non vogliate perciò giudicare nulla prima del tempo, finché venga il Signore. Egli metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori; allora ciascuno avrà la sua lode da Dio".(1 Cor 4, 3 - 5). Con ciò Paolo testimoniava la sua libertà interiore e l'amore fraterno verso coloro che gli procuravano difficoltà. Paolo si dimostra consapevole di una profonda ignoranza verso se stesso, pur valutando le proprie azioni e del mistero della sua vita di creatura, in cui Dio abita, Egli che è più "intimo a noi di noi stessi" (S. Agostino). Ciò che non dobbiamo mai dimenticare è che Dio sarà un giorno il nostro giudice, che saprà tutto comprendere e perdonare se troverà anche nel nostro cuore uno spazio di misericordia, coltivato nella vita con la misericordia verso gli altri, in cui potrà versare la sua sovrabbondante misericordia.
sr Maria Daniela
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