Festa di san Matteo, Apostolo ed Evangelista, che, detto Levi, chiamato da Gesù a seguirlo, l'asciò l'ufficio di pubblicano o esattore delle imposte e, eletto tra gli Apostoli, scrisse un Vangelo, in cui si proclama che Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abramo, ha portato a compimento la promessa dell'Antico Testamento.
Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: "Seguimi" (Mt 9, 9). Vide non tanto con lo sguardo degli occhi del corpo, quanto con quello della bontà interiore. Vide un pubblicano e, siccome lo guardò con sentimento di amore e lo scelse, gli disse: "Seguimi". Gli disse "Seguimi", cioè imitami. Seguimi, disse, non tanto col movimento dei piedi quanto con la pratica della vita. Infatti " chi dice di dimorare in Cristo, deve comportarsi come lui si è comportato " (1 Gv 2, 6).
Dalle "Omelie" di san Beda il Venerabile, sacerdote
Mt 9, 9-13
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, mentre andava via, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: "Misericordia io voglio e non sacrifici". Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».
Parola del Signore.
Il Vangelo di oggi mi dà molta speranza!
Il testo dice: "Gesù vide un uomo, chiamato Matteo".
Gesù non vede un pubblicato, un esattore delle imposte, un pubblico peccatore, un riccone, un venduto ai romani... come avrei fatto noi: Egli vede un uomo.
Per Dio siamo sempre uomi e donne, figli amati e carissimi, nonostante i nostri guai, gli errori, le nostre scelte sbagliate, gli smarrimenti.
Matteo, poi, è stupendo. Gesù lo invita e lui si alza subito e lo segue.
Mi ha sempre colpito il fatto che non ha titubanze, non pensa di lasciare i conti a posto o delegare qualcuno a continuare. Non dice, adesso non posso proprio...
Quante contraddizioni, freni e esitazioni nelle mie risposte e invece trovo semplicità e libertà nella risposta di Matteo.
Gesù poi siede a mensa con gli amici di Matteo. Compie un tuffo nella umanità smarrita e oppressa, con lo stesso desiderio ardente con cui è sceso nelle nostre ferite nell'incarnazione, nel battesimo e ancora più profondamente e definitivamente nella discesa agli inferi. Questo è lo stesso desiderio con cui Lui si dona a noi ogni giorno nell'Eucaristia, egli vuole cenare con noi, addirittura si fa' nostro nutrimento per tirarci fuori dalla tristezza del peccato e della solitudine.
Deo gratias!
sr M. Chiara
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