Memoria facoltativa di San Gaspare del Bufalo, sacerdote, fondatore. Nato a Roma il 6 gennaio 1786 fin da piccolissimo fu dedito alla preghiera e alla penitenza. Suo padre era cuoco del principe Altieri, sua madre si occupava della famiglia e gli assicurò una buona educazione cristiana. Ordinato sacerdote il 31 luglio 1808 si specializzò nell'evangelizzazione dei «barozzari», carrettieri e contadini della campagna romana. Condannato all'esilio per aver rifiutato il giuramento di fedeltà a Napoleone, passò quattro anni in carcere tra Bologna, Imola e la Corsica. Tornato a Roma, dopo la caduta dell'imperatore francese Papa Pio VII gli affidò l'incarico di girare l'Italia predicando e dedicandosi soprattutto alle missioni popolari. Devotissimo al Prezioso sangue di Gesù, il 15 agosto 1815 fondò la Congregazione dei missionari del preziosissimo sangue. Gli appartenenti a quest'ordine si dedicano alla predicazione e all'insegnamento. Nel 1834, insieme a Maria de Mattia diede vita al ramo femminile della Congregazione: «Le suore dell'adorazione del preziosissimo sangue». Morì a Roma il 28 dicembre 1837. È stato canonizzato da Pio XII il 12 giugno 1954.
Lc 12, 39-48 Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo».
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».
Il Signore rispose: «Chi è dunque l'amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: "Il mio padrone tarda a venire", e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l'aspetta e a un'ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».
Parola del Signore.

In questa parabola, Gesù ci invita alla vigilanza, all’attesa amorosa di Lui. È vero che Lui vuole che lo attendiamo, che lo cerchiamo, ma è ancora più vero che Lui per primo ci cerca e ci attende, e con amore e gioia inimmaginabili “si stringe le vesti ai fianchi, ci mette a tavola nei posti d’onore e ci serve”.
Vuole farci festa, perché siamo importanti per Lui. Vuole che noi ci lasciamo amare da Lui, perché sa che solo così il nostro cuore troverà la pace, solo così saremo “beati”, cioè felici.
Lui stesso bussa oggi alla porta del nostro cuore. Vuole stare con noi, condividere la nostra vita, le nostre fatiche, gioie e speranze. Lui cerca la relazione con noi. Lui è “Colui che è, che era e che viene, il Vivente”, il Risorto in mezzo a noi.
Attendere un Dio che si metterà al nostro servizio non può che dare alla nostra attesa e al nostro servizio una pienezza che è già ricompensa. E nella fede, sappiamo che Colui che attendiamo, c’è già con noi, si è incarnato. I nostri sensi non lo vedono, ma la nostra fede sì.
Diceva fr. Marco Vironda: “Dio si è fatto conoscere in Gesù, è in mezzo a noi. Gesù, che è il Logos (la Parola) di Dio si è incarnato. Non sta al di là delle stelle, della profondità del mare o della terra. Lui è qui, ora, in mezzo a noi, dentro di noi. Lui stesso ci dice qualcosa del suo amore per noi. Noi siamo le sue creature, siamo amati e importanti per Lui”.
Lasciamoci amare de Lui.
Sr. M. Benedetta
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