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21 giugno 2021 - lunedì della XII settimana del TO

Immagine del redattore: Comunità Monastero AdoratriciComunità Monastero Adoratrici

Memoria di san Luigi Gonzaga, religioso, che, nato da stirpe di principi e a tutti noto per la sua purezza, lasciato al fratello il principato avito, si unì a Roma alla Compagnia di Gesù, ma, logorato nel fisico dall’assistenza da lui data agli appestati, andò ancor giovane incontro alla morte.


Ma facciamoci animo e puntiamo le nostre aspirazioni verso il cielo, dove loderemo Dio eterno nella terra dei viventi. Per parte mia avrei desiderato di trovarmici da tempo e, sinceramente, speravo di partire per esso già prima d’ora.

Dalla «Lettera alla madre» di san Luigi Gonzaga



Mt 7, 1-5 Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi.

Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? O come dirai al tuo fratello: "Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio", mentre nel tuo occhio c'è la trave? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello».

Parola del Signore.

Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello...

«Non giudicate per non essere giudicati; perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati». Mt 7,1-2


In questo brano del Vangelo l’evangelista Matteo ci ricorda una parola forte di Gesù: «Non giudicate per non essere giudicati».

Ciascuno di noi per vivere ha bisogno di uno sguardo che sostenga la sua vita, perché la nostra vita ha la sua maturazione progressiva, le sue tappe di crescita: siamo creature in cammino. Che cosa ci fa crescere? L’amore. E’ perché Dio ci ha tanto amato che ha mandato il suo Figlio (cfr. Gv 3,16). Egli è venuto in mezzo a noi non per giudicarci, ma per salvarci (cfr. Gv 12,47).

Noi, invece, siamo facili al giudizio, perché giudicare è più semplice che comprendere, comprendere l’altro chiede di immedesimarci nella sua storia, richiede una grandezza di cuore, che molte volte ci manca. Abbiamo bisogno di sapienza, perché ci affianchi nella fatica quotidiana (cfr. Sap 9,10); abbiamo bisogno di crescere nell’amore, nella carità. «La carità rinnova l’uomo» (Sant’Agostino). La carità trasforma il nostro cuore e i nostri occhi, la carità ci aiuta a vedere con occhi diversi le persone e la realtà e colui che abbiamo accanto, colui che incontriamo diviene il nostro prossimo, il nostro fratello.

Cosa può e deve orientarci ogni giorno? L’antica, e sempre attuale, regola che ci invita a fare agli altri ciò che vorremmo essi facessero a noi, insieme alla consapevolezza che noi, trovandoci nella stessa situazione che l’altro sta vivendo, avremmo potuto fare peggio. Infatti come possiamo sapere cosa ha spinto l’altro ad agire in quel modo se, molte volte, non conosciamo nemmeno le nostre intenzioni profonde, cosa spinge noi ad agire? Papa Francesco nell’Evangelii gaudium ci invita a imparare a toglierci i sandali davanti alla terra sacra dell’altro (cfr. EG 169).

S. Efrem il Siro così prega: «Signore della mia vita, accorda al tuo servo la carità che non viene mai meno… Concedimi di vedere i miei peccati e di non giudicare il fratello».


Sr. Chiara



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