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21 febbraio 2020 - venerdì VI settimana del TO

Immagine del redattore: Comunità Monastero AdoratriciComunità Monastero Adoratrici

Mc 8, 34-39 Dal Vangelo secondo Marco In quel tempo, convocata la folla insieme ai suoi discepoli, Gesù disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà. Infatti quale vantaggio c'è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita? Che cosa potrebbe dare un uomo in cambio della propria vita? Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi». Diceva loro: «In verità io vi dico: vi sono alcuni, qui presenti, che non morranno prima di aver visto giungere il regno di Dio nella sua potenza». Parola del Signore.


Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.

Il Vangelo di Marco ci presenta oggi un invito esigente che Gesù fa non solo ai discepoli che lo seguono più da vicino, ma a tutti. Gesù chiama a se la folla insieme ai discepoli. Gesù non impone nulla , non da ordini in modo autoritario: “Se qualcuno vuol venire dietro a me…rinneghi se stesso”.

L’invito evangelico a rinnegare se stessi, a morire a se stessi non va inteso come invito a negare la propria personalità, la propria individualità. ognuno di noi è unico e prezioso agli occhi di Dio. Dio vuole SALVARE la nostra persona, non vuole NEGARLA, farla morire. il Vangelo ci indica la via per la salvezza della nostra vita, della nostra anima. Chi vuole salvarsi da solo, con le proprie forze, perderà la vita. Chi non penserà più solo a se stesso, chi si occuperà degli altri, affidandosi a Dio, salverà se stesso, anzi, sarà salvato da Gesù.

Afferma Anselm Grum: «Non devo più essere io a sedere sul trono, a fare progetti…ma è Cristo che regna in me. Al centro non devo più esserci io con le mie esigenze spirituali, ma Cristo, al quale mi affido nel momento in cui, nel silenzio, lascio perdere me stesso, non mi impongo più di governare la mia vita, ma lascio che Cristo agisca in me e con me. La smetto di credermi tanto importante, rinuncio ad aggrapparmi con tutte le forze a me stesso, credendomi chissà chi e dipingendo di me un’immagine ideale. Quest’immagine non m’importa più, m’importa solo che lo Spirito di Dio posa operare in me».

sr M. Bruna

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