Sant’Anselmo, vescovo e dottore della Chiesa, che, originario di Aosta, fu dapprima monaco nel monastero di Bec nella Normandia in Francia; divenutone abate, insegnò ai suoi confratelli a progredire sulla via della perfezione e a cercare Dio con l’intelletto della fede; promosso poi all’insigne sede di Canterbury in Inghilterra, lottò strenuamente per
la libertà della Chiesa, sopportando per questo sofferenze e l’esilio.
Signore Dio mio, che mi hai formato e rifatto, di’ all’anima mia, che lo desidera, che cosa altro sei oltre a quello che ha visto, perché veda chiaramente ciò che desidera.
Dal «Proslogion» di sant’Anselmo, vescovo
Gv 6, 35-40
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù alla folla:
«Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete.
Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell'ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno».
Parola del Signore.
“Io sono il pane della vita”.
Attraverso questa affermazione, Gesù vuole farci comprendere il grande rischio che corriamo di essere stolti e di spendere, anzi sperperare, le nostre energie interiori senza raggiungere quella pienezza di cui siamo continuamente affamati e assetati. Ma a nostra volta possiamo chiederci: che cosa può mai saziarci veramente?
La risposta ci viene data nel Vangelo: “Chi viene a me non avrà fame”. Non è difficile immaginare il danno che questa frase ha potuto rappresentare per le panetterie del circondario. La sfida del Vangelo è passare dal “possesso” alla “gioia del dono”. Questo salto di qualità in umanità deve avvenire a tutti i livelli della nostra vita di relazione. Ciò che nutre non è il pane che compriamo o vendiamo, bensì il pane della vita che siamo capaci di spezzare e di condividere. Ciò che sazia la fame di senso che portiamo dentro di noi, è quello che attraverso noi viene messo a disposizione della vita degli altri e da cui noi stessi possiamo ricevere più senso e gioia per la nostra vita. Anche il nostro tempo così provato dalla pandemia conta una moltitudine di gente “a piedi” che cerca lavoro, aiuto, sostegno, speranza … Signore Gesù, rendici solleciti e capaci di cogliere la fame dei nostri fratelli. Trasforma il deserto che stiamo attraversando e i lutti di cui tanti porteranno le ferite, in banchetti di speranza.
Buona giornata,
sr. Barbara
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