Memoria dei santi Andrea Kim Tae-gon, sacerdote, Paolo Chong Ha-sang e compagni, martiri in Corea. In questo giorno in un'unica celebrazione si venerano anche tutti i centotrè martiri, che testimoniarono coraggiosamente la fede cristiana, introdotta la prima volta con fervore in questo regno da alcuni laici e poi alimentata e consolidata dalla predicazione dei missionari e dalla celebrazione dei sacramenti. Tutti questi atleti di Cristo, di cui tre vescovi, otto sacerdoti e tutti gli altri laici, tra i quali alcuni coniugati altri no, vecchi, giovani e fanciulli, sottoposti al supplizio, consacrarono con il loro prezioso sangue gli inizi della Chiesa in Corea.
Lc 7, 31-35
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, il Signore disse:
«A chi posso paragonare la gente di questa generazione? A chi è simile? È simile a bambini che, seduti in piazza, gridano gli uni agli altri così:
“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,
abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!”.
È venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e voi dite: “Ecco un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori!”.
Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli».
Parola del Signore.

Il contesto contemporaneo è ben descritto dalla pagina del Vangelo di oggi.
Il problema fondamentale è la difficoltà ad agganciare le persone su qualcosa che conta.
C'è un senso diffuso di apatia, di indifferenza. Sembra che non sia più importante ciò che ci fa gioire e ciò che ci fa soffrire. C'è un'altra via che è quella dell'indifferentismo.
Esso viene fuori per diversi motivi. Il più delle volte è frutto di pigrizia, per non mettersi in gioco. Si può fare spazio alla gioia, ma come risolvere l'indifferenza?
Gesù volutamente cita il Battista e cita se stesso come due atteggiamenti diversi di approcciarsi alla realtà, e dice che quando una persona non vuole mettersi in gioco, dice sempre che una cosa non va bene.
Chi vuole mettersi in gioco, non trova colpevoli, ma si sente responsabile.
sr M. Barbara
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