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Immagine del redattoreComunità Monastero Adoratrici

2 settembre 2022 - venerdì della XXII settimana del T.O.

Lc 5, 33-39 Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, i farisei e i loro scribi dissero a Gesù: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere; così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!».

Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno».

Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi. Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: "Il vecchio è gradevole!" ».

Parola del Signore.


Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio.

Il Vangelo di oggi, in questo tempo di vendemmia, ci parla di vino nuovo e otri nuovi. La Bibbia chiama il vino "sangue dell'uva": vino nuovo è per noi il Sangue di Cristo, reso nuovo dal suo amore. Egli ha versato in una morte violenta il suo Sangue, ma attraverso l'amore e il perdono verso i suoi uccisori ha trasformato in dono, l'odio ricevuto. Ognuno di noi, ricevendo il suo Sangue diventa otre nuovo, capace di imitare Cristo nell'amore e nel perdono.

Per noi Suore di San Giuseppe Benedetto Cottolengo, la giornata di oggi annuncia il vino nuovo che ha cominciato a scorrere nella vita del nostro Fondatore, vino nuovo della carità che anche noi abbiamo bevuto e che ci disseta ogni giorno sulle tracce del nostro Santo. La sera del 2 settembre 1827 infatti, il Canonico Cottolengo fu chiamato d'urgenza ad assistere una povera donna incinta e moribonda rifiutata da vari ospedali. Egli accorse, la confortò come potè ed essa spirò tra le sue braccia, lasciando nella disperazione e nel pianto il marito e gli altri due figli. Ritornato sconvolto in parrocchia, al Corpus Domini, a Torino, il Canonico fece suonare la campana e con il popolo lì accorso a quell'ora insolita, pregò le litanie della Madonna. Al termine se ne andò, con un entusiasmo indicibile, esclamando: "La grazia è fatta!". Parole misteriose che trovarono attuazione nei giorni successivi: affittò due stanze, vi pose alcuni letti e cominciò a raccogliere poveri rifiutati da ospedali e case di cura. Era l'inizio della Piccola Casa della Divina Provvidenza. Il vino nuovo della carità aveva spezzato l'otre vecchio della sua vita di canonico benestante e stimato, ma insoddisfatto della sua vita e in ricerca di una via che lo rendesse più attivo nella costruzione del regno di Dio, più fedele all'ispirazione evangelica che sentiva nel suo cuore. Nel desiderio di rispondere a ogni povertà non solo del corpo, ma anche dell'anima, diede vita nel tempo anche a vari monasteri di vita contemplativa. Per chi abbraccia questa scelta in un monastero cottolenghino, la contemplazione diventa servizio di carità, un modo per donare le proprie forze nell'impegno di vita del monastero e per abbracciare con la preghiera le sofferenze di tutti, dando voce a chi non ha voce, lasciandosi toccare e coinvolgere anche sensibilmente, nelle vicende della storia, partecipando alla maternità di Maria e della Chiesa. Noi viviamo sentendoci sorelle di tutti perché solo così possiamo essere in comunione con il Padre di tutti.


sr Maria Daniela


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