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2 marzo 2020 - lunedì I settimana di Quaresima

Aggiornamento: 14 mar 2020

Mt 25, 31-46 Dal Vangelo secondo Matteo In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: "Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi". Allora i giusti gli risponderanno: "Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?". E il re risponderà loro: "In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me". Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: "Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato". Anch'essi allora risponderanno: "Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?". Allora egli risponderà loro: "In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l'avete fatto a me". E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna». Parola del Signore.


Venite, benedetti del Padre mio...

Il Vangelo di oggi ci presenta Gesù quale re e giudice, che separa pecore e capre, che opera il giudizio su ogni uomo basandolo sulla concreta prassi della carità.

Il giudizio rivela in particolare l'omissione, il peccato del non fare. E' il peccato più diffuso e che più facilmente si può coprire con giustificazioni e scuse. Il "non male" è il grande peccato: Dio ci giudica nel malato o nel carcerato che non visitiamo, nel bisognoso di cui non ci prendiamo cura, nell'altro che non amiamo.

Se il giudizio di Dio è il suo sguardo c he vede ciò che abita nel cuore dell'uomo, esso smaschera anzitutto ciò che non abbiamo voluto vedere: esso vede il nostro vedere e il nostro non vedere.

Questo sguardo di Dio giudica anche il tipo di sguardo che abbiamo sul povero e sul bisognoso. Giudica il nostro giudicare l'altro.

Negli esempi di aiuto e prossimità enumerati nel vangelo vi è un aspetto spesso trascurato: la capacità di lasciarsi aiutare, di lasciarsi avvicinare, toccare, curare. La capacità e l'umiltà di lasciarsi amare. Una capacità che rivela una dimensione di povertà più radicale della malattia o della nudità e che si chiama umiltà.

Come imparare a fare il bene agli altri?

Dal proprio desiderio, risponde Gesù quando dice di fare agli altri ciò che si vorrebbe fosse fatto a noi.

Buona giornata.

sr M. Barbara

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