Solennità di san Giuseppe, sposo della beata Vergine Maria: uomo giusto, nato dalla stirpe di Davide, fece da padre al Figlio di Dio Gesù Cristo, che volle essere chiamato figlio di Giuseppe ed essergli sottomesso come un figlio al padre. La Chiesa con speciale onore lo venera come patrono, posto dal Signore a custodia della sua famiglia.
Egli fu scelto dall’eterno Padre come fedele nutrizio e custode dei suoi principali tesori, il Figlio suo e la sua sposa, e assolse questo incarico con la più grande assiduità. Perciò
il Signore gli dice: Servo buono e fedele, entra nella gioia del tuo Signore (cfr. Mt 25, 21).
Dai «Discorsi» di san Bernardino da Siena, sacerdote
Mt 1, 16.18-21.24
Dal Vangelo secondo Matteo
Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore.
Parola del Signore.
San Giuseppe, che uomo! Da lui possiamo apprendere l’arte dell’essere veri uomini e donne nel nostro pellegrinaggio terreno. Perché? Perché San Giuseppe è nato uguale a noi in tutto, ma proprio in tutto. Se Maria Santissima, per l’inedita missione di generare Dio nella carne, è stata preservata dal peccato originale, lui, Giuseppe, no: ha conosciuto in sé la lotta che provoca la ferita del male ereditata dai progenitori. Ha conosciuto in sé la tentazione del sospetto, del dubbio, ha vissuto il buio interiore del dilemma di fronte alla sua fidanzata incinta. Il Vangelo accenna soltanto al suo cruccio, ma possiamo ben immaginare che non sia stato facile affrontare questo travaglio, come neanche dev’esserlo stato per Maria. Giuseppe si trova a dover scegliere: è un uomo giusto, segue la Legge, ma sa che la Legge, in certi casi, può uccidere. Una donna nelle condizioni di Maria, gravida non per opera del proprio sposo, secondo la Legge, deve morire lapidata. Pensiamo al povero Giuseppe: si ritrova a compiere una decisione estremamente ardua e lo può comprendere soltanto chi si ritrova nelle sue condizioni… La lapidazione della donna per adulterio, in certi Paesi, è praticata ancora oggi.
La vicenda di Giuseppe mi pare descritta da una metafora suggerita dalla natura: la nascita delle tartarughe di mare. La tartaruga di mare, dopo 20 anni trascorsi negli abissi, depone le uova sulla spiaggia… e se ne va. Ad un certo punto, i tartarughini sfondano il guscio, da soli, e, guidati da chissà quale mano invisibile (dall’istinto, dicono gli scienziati), nel buio della notte, senza sapere cosa sia il mare, si trascinano verso l’acqua. In questo tratto di strada si espongono a pericoli, ma, decisi, vanno avanti, finché non li travolge la schiuma delle onde. Così Giuseppe: si ritrova da solo a sfondare il guscio della Legge, a trivellare il buio interiore del dubbio, perché non vuole la morte di Maria. Un istinto, la mano di Dio, funge da ostetrico in questa fuoriuscita dall’uovo e l’angelo che appare in sogno come una bussola orienta le scelte del falegname… Immaginatevi, un sogno, la rivelazione più labile a cui affidarsi! Eppure Giuseppe si fida! Sfondato il muro del dubbio, va, arrancando, non sapendo, esponendosi ai pericoli, alle malelingue, alla notte di un percorso che non conosce, orientato non da una mappa, non da istruzioni precise, ma da un istinto, solamente confermato da semplici sogni.
Non è questa la nascita a cui siamo chiamati anche noi quotidianamente? Non sentiamo forse anche noi l’esigenza interiore di non lasciarci ingabbiare dalle nostre notti interiori, ma di sfondare i muri che non ci permettono di procedere verso l’abisso dell’Amore, che è Dio Padre? Non avvertiamo anche noi il desiderio di andare avanti, di sconfiggere lo scoraggiamento, anche se in certi frangenti ci sembra di essere terribilmente soli quando si tratta di crescere e scegliere? Non ci accorgiamo che dentro di noi vibra un istinto, lo Spirito Santo, in cui siamo stati battezzati e che ci orienta nel cammino? E non ci rendiamo conto che la nostra missione non è poi così diversa da quella di San Giuseppe, chiamato ad accogliere il Figlio di Dio, a custodirLo nell’umiltà e nel silenzio perché possa manifestarsi al mondo?
Caro San Giuseppe, sei proprio tu l’uomo che fa per noi, perché ci sei maestro di vita nell’adesione fiduciosa alla Volontà di Dio. Dal momento che nel 2021 non solo abbiamo un giorno, né soltanto l’intero mese di marzo, bensì un anno pastorale interamente a te dedicato, sappi che non ci lasceremo sfuggire l’occasione per ricorrere senza sosta alla tua intercessione. Ti preghiamo con tutto noi stessi di aiutarci a far breccia nei nostri gusci, per avanzare senza paura nella notte e raggiungere i flutti del Cuore Divino.
Maria Chiara
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