Memoria di sant’Ignazio, vescovo e martire, che, discepolo di san Giovanni Apostolo, resse per secondo dopo san Pietro la Chiesa di Antiochia. Condannato alle fiere sotto l’imperatore Traiano, fu portato a Roma e qui coronato da un glorioso martirio: durante il viaggio, mentre sperimentava la ferocia delle guardie, simile a quella dei leopardi, scrisse sette lettere a Chiese diverse, nelle quali esortava i fratelli a servire Dio in comunione con i vescovi e a non impedire che egli fosse immolato come vittima
per Cristo.
Non mi diletto più di un cibo corruttibile, né dei piaceri di questa vita. Voglio il pane
di Dio, che è la carne di Gesù Cristo, della stirpe di David; voglio per bevanda il suo sangue che è la carità incorruttibile.
Dalla «Lettera ai Romani» di sant’Ignazio di Antiochia, vescovo e martire
Lc 11, 47-54 Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. Così voi testimoniate e approvate le opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite. Per questo la sapienza di Dio ha detto: "Manderò loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno", perché a questa generazione sia chiesto conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall'inizio del mondo: dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccarìa, che fu ucciso tra l'altare e il santuario. Sì, io vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione. Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l'avete impedito». Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo in modo ostile e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca.
Parola del Signore.
Gesù è molto duro con i dottori della legge, questa sua libertà gli procurerà molti guai personali. Gesù non fa sconti: a coloro che devono guidare i fratelli è chiesta prima di tutto una testimonianza personale, quotidiana e coraggiosa, diversamente ciò che uno dice agli altri, senza il sostegno della coerenza della vita, non solo non vale nulla, ma diventa una accusa contro di lui.
Questo Vangelo che la liturgia quest’ anno ci presenta nel giorno della memoria di Sant’Ignazio di Antiochia, vescovo e martire dei primi secoli, diventa per tutti noi un invito ad approfondire le motivazioni personali che ci spingono ad agire. La nostra vita di credenti, le nostre scelte quotidiane nascono da un confronto con il Vangelo? E’ l’apparenza o la sostanza delle cose che ci preoccupa?
Ignazio scrive in una delle sue lettere: “Non basta essere chiamati cristiani, ma bisogna esserlo davvero…Una sola sia la preghiera, una l’invocazione, uno lo spirito, una la speranza nella carità, nella gioia santa, che è Cristo, di cui nulla c’è di più prezioso” (Lettera ai cristiani di Magnesia). Che anche la sua testimonianza possa illuminare la nostra vita.
Sr. Chiara
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