17 novembre 2022 - giovedì della XXXIII settimana del T.O.
- Comunità Monastero Adoratrici
- 16 nov 2022
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Memoria di santa Elisabetta di Ungheria, che, ancora fanciulla, fu data in sposa a Ludovico, conte di Turingia, al quale diede tre figli; rimasta vedova, dopo aver sostenuto con fortezza d’animo gravi tribolazioni, dedita già da tempo alla meditazione
delle realtà celesti, si ritirò a Marburg in Germania in un ospedale da lei fondato, abbracciando la povertà e adoperandosi nella cura degli infermi e dei poveri fino all’ultimo respiro esalato all’età di venticinque anni.
Aveva preso l’abitudine di visitare tutti i suoi malati personalmente, due volte al giorno, al mattino e alla sera. Si prese cura diretta dei più ripugnanti.
Dalla «Lettera» scritta da Corrado di Marburgo, direttore spirituale di santa Elisabetta
Lc 19, 41-44
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa dicendo:
«Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi.
Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata».
Parola del Signore.

Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa dicendo:
«Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi. Oggi abbiamo il vangelo che ci parla del pianto di Gesù su Gerusalemme. Gerusalemme si stende in tutta la bellezza davanti ai suoi occhi. Gesù sa che la città sarà ripudiata e distrutta. La condanna sarà su di lei, Gesù non può stornarla. Non gli resta che dire: Se tu avessi riconosciuto ciò che serve alla tua salveza. Il pinato di Gesù su Gerusalemme nasconde un grande mistero. E questo pianto di Gesù porta a compimento la lunga storia di salvezza da parte di Dio alla città. Ma il progetto di Gesù di vivere in tutte le situazioni, anche le tragiche, con atteggiamento oblativo, per testimoniare l'amore del Padre, rimane il nucleo del cristianesimo e il cuore dell'esperienza di vita nuova. E questa maniera di amare continua ancora oggi.
Sr. M. del Buon Consiglio
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