Gv 14,27-31
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi.
Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: "Vado e tornerò da voi". Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l'ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate.
Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il prìncipe del mondo; contro di me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco».
Parola del Signore.
«Vi lascio la pace, vi dò la mia pace» (Gv 14,27a). Pace… Quale pace? Ad oggi nel mondo si registrano numerosi conflitti e ce ne siamo accorti solamente perché la guerra è entrata a gamba tesa nei nostri confini europei. Pace… Eppure, quanta violenza, quanta divisione… Da quando Caino ha ucciso suo fratello Abele, c’è forse mai stata pace sul nostro pianeta? Che pace ci può offrire un mondo dove ognuno cerca il proprio interesse, dove la fraternità resta un pensiero di fumo?
«Vi lascio la pace, vi dò la mia pace. Non come la dà il mondo, io la dò a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore» (Gv 14,27). Riflettiamo: queste sono le parole di un condannato a morte che, invece di scappare dalla croce, decide liberamente di consegnarsi ai suoi carnefici. Sono le parole di Gesù Cristo all’Ultima Cena, le parole di un uomo che, essendo Dio, potrebbe schiacciare il problema come si schiaccia uno scarafaggio… Ma Gesù non scappa.
Questa è la pace vera. Non è una pace che punisce i cattivi, ma che ti prende in braccio quando bisogna attraversare il male. La pace vera ci permette di affrontare faccia a faccia l’ansia, la paura, le fatiche, le ingiustizie, le malattie, il lutto, la morte... Ci aiuta a rimanere sotto i colpi della sofferenza, che non risparmia proprio nessuno e non ha risparmiato neanche Dio. Davvero, però, si può fare esperienza della pace che Gesù offre in ogni circostanza della vita, se la si accoglie nell’abbandono.
I santi, come sempre, ci sono maestri, perché nei momenti più assurdi della loro vita hanno sperimentato la pace vera. Penso alla Beata Chiara Luce Badano, per esempio. Un’adolescente solare, bellissima, che si ritrova ad affrontare un tumore e che morirà di questo male poco prima del suo diciannovesimo compleanno. Chiara non è una superdonna e quando le comunicano che il problema è serio non ci scherza sopra, ma vive la sua lotta, come Gesù nel Getsemani. E, proprio come Gesù, nell’abbandono al Padre trova la sua forza per attraversare le sofferenze che l’aspettano, diventando lampada per irradiare la luce del Risorto. Se non bastasse guardare il suo sorriso celeste su un volto sereno in un cranio rasato, tante sono le testimonianze di persone cambiate dall’incontro con lei.
La pace vera, dunque, non è nascondersi di fronte alla vita, ma è dire a Dio: Papà, non ce la faccio ad amare questa persona. Papà, non riesco a perdonare. Papà, ho paura di quello che potrebbe succedere nel mio Paese. Papà, che fine sta facendo il mondo? Papà, questa cosa nella mia vita non va proprio. Papà, non riesco a cambiare. Papà, passi da me questo calice, non riesco a berlo, è troppo amaro… Però, sai, Papà, se tu mi tieni per mano o mi prendi in braccio, io non ho paura di niente, neanche del buio, perché Tu sei con me. Grazie, Papà.
Maria Chiara
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