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Immagine del redattoreComunità Monastero Adoratrici

17 maggio 2021 - lunedì della VII settimana di Pasqua


Gv 16, 29-33 Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, dissero i discepoli a Gesù: «Ecco, ora parli apertamente e non più in modo velato. Ora sappiamo che tu sai tutto e non hai bisogno che alcuno t'interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio».

Rispose loro Gesù: «Adesso credete? Ecco, viene l'ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto suo e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me.

Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!».

Parola del Signore.


... Il Padre è con me ...

«Ecco, viene l’ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto suo e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me. Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!» (Gv 16,32-32)

Siamo nella settimana dopo l’Ascensione e tra pochi giorni celebreremo la solennità della Pentecoste: sta per concludersi il Tempo pasquale. La Chiesa celebra questi «cinquanta giorni che si succedono dalla domenica della Risurrezione alla domenica di Pentecoste come un solo giorno di festa». C’è un’unità che siamo invitati a scoprire e alla quale siamo richiamati nel vivere la Pasqua, mistero centrale della nostra fede. Dalla Pasqua nasce la Chiesa, la comunità dei credenti, chiamata ad essere «un cuore solo e un’anima sola», di cui, oggi, in questo tempo, anche noi siamo parte.

Ogni anno, nel Tempo pasquale, ci viene offerta la lettura del Vangelo di Giovanni.

Nel brano di oggi, che è la continuazione della lettura del Vangelo degli scorsi giorni, i discepoli dicono a Gesù che ora parla loro apertamente. Ma l’impressione è che non capiscano quello che Lui dice e ne siano fortemente turbati, per questo le loro parole fanno intuire la loro angoscia di fronte alla sua passione. Gesù rivela come essi si comporteranno in quell’ora. Egli rimarrà solo, ma questa loro assenza renderà evidente che un’altra presenza sostiene la sua vita come affermerà il centurione, un pagano, davanti alla sua morte: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!». Gesù, invece, non li lascia soli. Egli continua, «fino alla fine», a restare al loro fianco, a donare la sua pace e li invita a non perdersi di coraggio. E ora, attraverso questo Vangelo, Egli ripete queste parole anche a noi, discepoli di oggi, che, come i discepoli di ieri, ci lasciamo scoraggiare in fretta. È vero nella vita le prove non mancano, eppure, se guardiamo con attenzione le nostre vicende quotidiane e prendiamo in mano, per così dire, gli anni che abbiamo già vissuti, ci accorgiamo che non sono mancate e non mancano mai anche le sorprese di Dio, perché «nessuna circostanza è priva della sua grazia», direbbe Papa Francesco. Queste sorprese diventano un invito a non dimenticarci di ringraziare il Padre celeste, perché davvero siamo profondamente amati.

Sr. Chiara




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