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Immagine del redattoreComunità Monastero Adoratrici

16 settembre 2019 - lunedì XXIV settimana TO

Aggiornamento: 16 feb 2020

Memoria dei santi martiri Cornelio, papa, e Cipriano, vescovo, dei quali il 14 settembre si ricordano la deposizione del primo e la passione del secondo, mentre oggi il mondo cristiano li loda con una sola voce come testimoni di amore per quella verità che non conosce cedimenti, da loro professata in tempi di persecuzione davanti alla Chiesa di Dio e al mondo.


Ricordiamoci scambievolmente in concordia e fraternità spirituale. Preghiamo sempre e in ogni luogo gli uni per gli altri, e cerchiamo di alleviare le nostre sofferenze con la mutua carità.

Dalle «Lettere» di san Cipriano, vescovo e martire


 

Lc 7, 1-10 Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù, quando ebbe terminato di rivolgere tutte le sue parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafàrnao. Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l'aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede - dicevano –, perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga». Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di' una parola e il mio servo sarà guarito. Anch'io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: "Va'!", ed egli va; e a un altro: "Vieni!", ed egli viene; e al mio servo: "Fa' questo!", ed egli lo fa». All'udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito. Parola del Signore.

Dan Wilson Submission

Leggendo questa pagina evangelica si rimane sempre in primo luogo colpiti dall’umiltà di questo soldato romano che manda a dire a Gesù: “NON SONO DEGNO che tu entri sotto il mio tetto…dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito”.

Quest’uomo chi era? Che tipo di persona era? Oltre all’umiltà, quali caratteristiche aveva?

Era sicuramente un uomo per cui le relazioni erano importanti. Se si preoccupa per la salute di un servo è perché aveva con lui un rapporto amichevole, lo amava molto, lo aveva molto caro, dice l’evangelista Luca. Inoltre aveva buone relazioni con gli anziani dei giudei, tanto che questi dicono: “Egli ama il nostro popolo”.

Mentre Gesù è per strada, sta arrivando da lui, gli manda incontro altre persone…AMICI…così scopriamo che per quest’uomo l’amicizia era importante, aveva molti amici.

Perché il centurione cerca Gesù? Perché si rivolge proprio a Gesù? Possiamo immaginare che oltre ad amare il popolo giudaico, il centurione aveva conosciuto ed amato personalmente il loro Dio, per questo fa costruire la sinagoga e per questo vede in Gesù il SUBALTERNO di Dio Padre, sottomesso all’autorità del Padre ma chiamato ad esercitare autorità su persone a lui sottoposte, quasi come in una “gerarchia militare”.

Gesù elogia questo atteggiamento di FEDE: il centurione, a partire dalla propria esperienza di soldato e di uomo di relazione, intuisce qualche cosa del rapporto che lega Gesù al Padre ed agli uomini.

Gesù è stupito ed ammirato per la fede umile di quest’uomo che osserva fedelmente il primo comandamento: “amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore”.

Nella narrazione di questo miracolo non vediamo gesti particolari di Gesù. Gesù non impone le mani, non pronunzia parole che accompagnano il compiersi dell’evento straordinario.

La PURA FEDE del centurione ha guarito il servo, la fede nella potenza della PAROLA (dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito).

LA TUA FEDE LO HA GUARITO, VA IN PACE!

sr. M. Bruna



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