top of page

16 novembre 2022 - mercoledì della XXXIII settimana del T.O.

Santa Geltrude, detta Magna, vergine, che, fin dall’infanzia si dedicò con grande impegno e ardore alla solitudine e agli studi letterari e, convertitasi totalmente a Dio, entrò nel monastero cistercense di Helfta vicino a Eisleben in Germania, dove percorse

mirabilmente la via della perfezione, consacrandosi alla preghiera e alla contemplazione di Cristo crocifisso. Il suo transito si celebra domani.


Ho trascorso tutti gli anni della mia infanzia, della mia fanciullezza, della mia adolescenza e della mia gioventù fino all’età di venticinque anni come

una cieca e una pazza. Parlavo e agivo secondo i miei capricci e non sentivo alcun rimorso di questa mia condotta. Ne prendo coscienza solo ora.

Dalle «Rivelazioni dell’amore divino» di santa Geltrude, vergine



Lc 19, 11-28 Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all'altro.

Disse dunque: «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d'oro, dicendo: "Fatele fruttare fino al mio ritorno". Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: "Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi". Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare quei servi a cui aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato.

Si presentò il primo e disse: "Signore, la tua moneta d'oro ne ha fruttate dieci". Gli disse: "Bene, servo buono! Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città".

Poi si presentò il secondo e disse: "Signore, la tua moneta d'oro ne ha fruttate cinque". Anche a questo disse: "Tu pure sarai a capo di cinque città".

Venne poi anche un altro e disse: "Signore, ecco la tua moneta d'oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato". Gli rispose: "Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l'avrei riscosso con gli interessi". Disse poi ai presenti: "Toglietegli la moneta d'oro e datela a colui che ne ha dieci". Gli risposero: "Signore, ne ha già dieci!". "Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me"».

Dette queste cose, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme.


Parola del Signore.


... fatele fruttare fino al mio ritorno ...

"Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio!" risponde il padrone al servo infedele. Infatti, dei beni che gli aveva affidato non solo non ne aveva tenuto conto e non li aveva fatti fruttare, ma aveva disprezzato gli ordini, la volontà del padrone. Noi diremmo: si è tirato la zappa sui piedi ... la zappa che ha rimosso la terra per nascondere il talento e sotterrarlo, ha seppellito ogni possibilità di bene ... E il salmista direbbe: E' caduto nella fossa che egli stesso ha scavato" e "ha preferito il male al bene". C'è chi pensa: aveva un solo talento, e forse non aveva neppure le capacità per farlo fruttare. Ma non è così perchè il padrone conosceva le capacità di ognuno e secondo queste dovevano collaborare attivamente con la sua volontà.

Come mettiano a disposizione dei nostri fratelle e delle nostre sorelle quanto ci è stato consegnato? Sappiamo condividere quanto la gratuità del Padrone misericordioso e giusto ha messo e mette nelle nostre mani, nella nostra vita, perchè porti molto frutto e questo rimanga? Ciò che rimane non è solo l'amore? Ecco perchè i Santi concludevano la loro vita confermando che "solo l'amore entrerà in cielo".

Questo vale per la monaca, apparentemente separata e inutile agli occhi del mondo. Edith Stein, monaca carmelitana, morta nei campi di concentramento scrive: "Senti i gemiti dei feriti sui campi di battaglia dell'est e dell'ovest? Non sei un medico o un'infermiera, non puoi fasciare loro le ferite, tu sei chiusa nella tua cella e non puoi arrivare da loro. Senti il grido pieno di angoscia degli agonizzanti? Ti commuove il pianto delle vedove e degli orfani? Contempla il Crocifisso ... attraverso la potenza della Croce puoi essere presente su tutti i fronti, in tutti i luoghi di dolore, dovunque ti porta la tua compassionevole carità, quella carità che attingi dal cuore divino e che ti rende capace di spargere ovunque il suo preziosissimo sangue per lenire, salvare, redimere".

sr. M. di Gesù Bambino

26 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page