16 dicembre 2023 - sabato della 2a settimana di Avvento
- Comunità Monastero Adoratrici
- 15 dic 2023
- Tempo di lettura: 2 min
Mt 17, 10-13
Dal Vangelo secondo Matteo
Mentre scendevano dal monte, i discepoli domandarono a Gesù: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elìa?».
Ed egli rispose: «Sì, verrà Elìa e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elìa è già venuto e non l'hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto. Così anche il Figlio dell'uomo dovrà soffrire per opera loro».
Allora i discepoli compresero che egli parlava loro di Giovanni il Battista.
Parola del Signore.

[Gesù] rispose: «Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro» (Mt 17,11-12).
Passeggiando per le vie dei paesi e dei centri cittadini, difficilmente non ci renderemmo conto che ormai il Natale è alle porte. Da un mese (e forse anche più!) le vetrine dei negozi, le ghirlande, le luci, i presepi, gli alberi di Natale… tutto ci dice che manca poco. A dire la verità, non è necessario nemmeno uscire di casa: le canzoncine e le pubblicità trasmesse dalla TV e da internet sono già abbastanza eloquenti. Tutto ci parla di un ennesimo Natale gioioso, pieno di sorprese, capace di farci dimenticare, almeno per qualche giorno, i drammi dell’esistenza umana. Un Natale dove il protagonista si chiama Babbo Natale, la cui ragione di vita è, una volta l’anno, dipingere sui nostri volti il sorriso. Non è detto che sempre ci riesca, ma apprezziamo il tentativo.
Questo clima di spensierata frizzantezza, però, contrasta non poco con la liturgia che ci accompagna al vero Natale, giorno della nascita del nostro Salvatore. Gesù non ci offre regali da catalogo, sogni che si avverano, assenza di dolore. Gesù, a differenza del povero Babbo Natale, non ci illude. Non ci promette un attimo di effetti speciali, che duri almeno quanto le ferie natalizie. A soli nove giorni dal Natale, infatti, la Parola di Dio ci ricorda che la sua missione è donare Se Stesso a un mondo che lo rifiuta. La sua nascita (che non avviene in un albergo a cinque stelle) è già preludio della Passione.
Gesù non vuole, dunque, regalarci zuccherini: che ce ne facciamo di gioie passeggere, che il 26 dicembre avremo già archiviato? Gesù non viene a togliere la sofferenza: viene a soffrire con noi. Questa sofferenza, però, non è eterna: le parole da Lui oggi pronunciate seguono immediatamente la Sua Trasfigurazione, ovvero il momento in cui manifesta apertamente la sua gloria ad alcuni discepoli. La Risurrezione, la gioia vera e duratura che attraversa la sofferenza e la morte è l’obiettivo del vero Natale. Una gioia che nasce non dall’eliminare i drammi della vita, ma nel viverli con Lui, come bambini in braccio alla mamma. In quanto cristiani crediamo in questo o abbiamo ancora bisogno di lasciarci illudere dalla patina argentea di questo mondo? A noi la scelta tra la finzione e la realtà, tra le gioie passeggere e i drammi della vita vissuti con Chi è nato per vivere insieme a noi questi drammi e, insieme a noi, sconfiggerli.
Sr. Maria Chiara Amata
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