Memoria di san Giovanni della Croce, sacerdote dell’Ordine dei Carmelitani e dottore della Chiesa, che, su invito di santa Teresa di Gesù, fu il primo tra i frati ad aggregarsi alla riforma dell’Ordine, da lui sostenuta tra innumerevoli fatiche, opere e aspre tribolazioni. Come attestano i suoi scritti, ascese attraverso la notte oscura dell’anima alla montagna di Dio, cercando una vita di interiore nascondimento in Cristo e lasciandosi ardere dalla fiamma dell’amore di Dio. A Ubeda in Spagna riposò, infine, nel Signore.
Oh, se l’anima riuscisse a capire che non si può giungere nel folto delle ricchezze e della sapienza di Dio, se non entrando dove più numerose sono le sofferenze di ogni genere, riponendovi la sua consolazione e il suo desiderio!
Dal «Cantico spirituale» di san Giovanni della Croce, sacerdote
Mt 21,28-32
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: "Figlio, oggi va' a lavorare nella vigna". Ed egli rispose: "Non ne ho voglia". Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: "Sì, signore". Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».
Parola del Signore.
Il racconto dei due figli che oggi Gesù ci propone, penso possa donare tanta speranza a tutti noi, che a volte sperimentiamo di trovarci su una strada sbagliata. Gesù sembra dirci che ciò che davvero conta non è non sbagliare mai, ma ricominciare dopo ogni sbaglio, avendo l'umiltà di riconoscere dove abbiamo mancato. Ci dà speranza perché è sempre possibile con Dio ricominciare, tornare a fare la sua volontà. Ci dà speranza perché non ci lascia fermi nelle nostre presunte sicurezze, nel nostro sentirci a posto con la giustizia, ma sempre in cammino, sempre bisognosi di conversione.
Scrive Isacco di Ninive: «Colui che ha raggiunto la coscienza dei propri peccati è più grande di chi risuscita i morti con la sua preghiera». Forse è per questo che le prostitute e i pubblicani sorpasseranno gli scribi e i farisei (e ciascuno di noi, quando si sente giusto...): perché loro si sono lasciati amare da Gesù, hanno visto il loro peccato.
«Credere significa ri-credersi, tornare sui propri passi, riconoscere il proprio errore e intraprendere un cammino diverso. A volte l’obbedienza alla parola di Dio passa attraverso la smentita della propria parola e dei propri atti. La fede non chiede di non sbagliare o di non peccare, ma di riconoscere l’errore e di confessare il peccato». (Luciano Manicardi)
Buon cammino a tutti!
Sr. Anna Maria
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