Memoria di santa Lucia, vergine e martire, che custodì, finché visse, la lampada accesa per andare incontro allo Sposo e, a Siracusa in Sicilia condotta alla morte per Cristo, meritò di accedere con lui alle nozze del cielo e di possedere la luce che non conosce tramonto.
A te dico: chiusa nella tua stanza non cessare mai di tenere fisso il pensiero su Cristo, anche di notte. Anzi rimani ad ogni istante in attesa della sua visita.
Dal libro «Sulla verginità» di sant’Ambrogio, vescovo
Mt 11, 28-30
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse: "Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero".
Parola del Signore.
Venite a me!…Che consolazione per il nostro cuore quando è affaticato e oppresso, sentire una voce amica che ci dice: “Vieni a me, ci sono io, io soffro con te, non sei solo”. Alle volte, ci sentiamo il cuore oppresso da un giogo pesante, rappresentato dagli eventi della vita che noi non abbiamo scelto, eppure siamo chiamati ad accettare.
Gesù, oggi, sembra esagerare: oltre il giogo che già siamo chiamati a portare, c’invita a caricarcene di un altro: il suo giogo. Sembra dirci: Prendi su di te il mio giogo e il tuo giogo diventerà leggero!
Gesù si paragona a Colui che per primo porta un giogo sulle spalle e invita anche noi a prenderlo su di noi. Cos’è questo giogo?
Il giogo era un arnese di legno, piuttosto curvo e pesante che si mette sulle spalle dei buoi, accopiandoli per tirare il carro o l’aratro.
Il giogo significa anche carico, peso.
Da questo deduciamo che il giogo produce sofferenza. Ma Gesù ci dice che questo giogo se è accolto e accettato, diventa dolcezza e riposo.
Un giogo può diventare dolce e un peso leggero? Umanamente, non è possibile, con Gesù, invece è possibile. Questo passaggio dall’umano al divino, però richiede tempo. Noi non possiamo oltrepassare la nostra natura che soffre sotto il giogo, ma possiamo attraversarla nella speranza che un giorno diventi dolce.
Prendiamo come esempio S. Francesco. Lui soffriva molto. Le difficoltà intestinali, l’emorragia, la febbre causata dalle stimmate e la malattia degli occhi avevano ridotto il poverello ad una piaga vivente, eppure era felice ed emanava gioia, pace e serenità. Perché? Qual era il suo segreto?
Lui ha seguito l’esempio del suo Maestro. Ha risposto a tutto ciò che nel suo cammino gli ha procurato dolore con l’amore, l’umiltà, la mitezza, il perdono e la pace. Lui aveva la consapevolezza che per vivere ciò che Gesù ci chiede è importante essere umili, miti e modesti. Solo se impariamo da Gesù l’umiltà e la mitezza, solo se abbiamo pazienza con noi stessi e diamo tempo al nostro cuore affinché “incassi i colpi della vita”, potremo un giorno sentire che il giogo è leggero e dolce, con la consapevolezza che “il fratello dolore ci purifica, ci slega dai vincoli terreni e ci mette nelle braccia di Dio”.( S. Francesco)
Preghiamo affinché il Signore ci doni ristoro e renda il nostro cuore leggero sotto il giogo che dobbiamo portare ogni giorno.
sr M. Benedetta
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