Mt 11, 20-24
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite:
«Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi.
E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!».
Parola del Signore.
Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite: Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! E guai anche a te, Cafarnao (cfr. Mt 11,20-21).
Spesso nella Bibbia, e soprattutto nei Profeti, troviamo questa parola: “guai”; e siamo tentati di dire: Ma questa parola è dura! Chi può ascoltarla? (Gv 6,60). Gesù, però, non fa sconti, perché Lui sa qual è il nostro vero Bene, e da buon Padre e Maestro ci incoraggia a non disprezzare la correzione e a non perderci d’animo quando siamo da Lui corretti, perché il Signore corregge colui che egli ama e percuote chiunque riconosce come figlio (cfr. Eb 12,5-6).
Certo, sul momento, ogni correzione non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo, però, arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati (Eb 12,11).
Perciò il rimprovero che oggi ci fa Gesù non è per un giudizio di condanna, ma è l’esortazione accorata di un Dio che ci ama, anzi che è l’Amore stesso, e che ci vuole scuotere dal nostro torpore per vederci un giorno felici là dove Lui ci ha già preceduti. Vieni, servo buono e fedele, prendi parte alla gioia del tuo Signore (cfr. Mt 25,23).
Sr. Marialuisa
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