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Immagine del redattoreComunità Monastero Adoratrici

11 ottobre 2022 - martedì XXVIII settimana TO

San Giovanni XXIII, papa: uomo dotato di straordinaria umanità, con la sua vita, le sue opere e il suo sommo zelo pastorale cercò di effondere su tutti l'abbondanza della carità cristiana e di promuovere la fraterna unione tra i popoli; particolarmente attento all'efficacia della missione della Chiesa di Cristo in tutto il mondo, convocò il Concilio Ecumenico Vaticano II.


La Madre Chiesa si rallegra perché, per un dono speciale della Divina Provvidenza, è ormai sorto il giorno tanto desiderato nel quale qui, presso il sepolcro di san Pietro, auspice la Vergine Madre di Dio, di cui oggi si celebra con gioia la dignità materna, inizia solennemente il Concilio Ecumenico Vaticano II.



Lc 11, 37-41 Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre Gesù stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo.

Allora il Signore gli disse: «Voi farisei pulite l'esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui che ha fatto l'esterno non ha forse fatto anche l'interno? Date piuttosto in elemosina quello che c'è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro». Parola del Signore.

Voi farisei pulite l'esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria.

«Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro» (Lc 11,39-41).

Sono parole dure, ma il Signore non può sopportare la vita triste di chi cura la forma per apparire impeccabile, ma che dentro coltiva avidità e cattiveria, e dunque giudizio, condanna, freddezza, indifferenza verso i fratelli e le sorelle, egoismo etc. Il fariseo che l’ha invitato a pranzo giudica il Maestro perché non ha osservato un rito esteriore (le abluzioni), dimenticando che sta mancando di carità verso un ospite e che, soprattutto, il gesto delle abluzioni simboleggia una purificazione interiore dal male. Anche in altre religioni l’uso dell’acqua, più che alle norme sanitarie, è legata a riti di purificazione dello spirito. Date le premesse, Gesù, che è Dio, ha forse bisogno di fare le abluzioni? Certamente no. Con la sua risposta, però, non richiama la nostra attenzione sulla propria perfezione morale, ma ci ricorda che, come Lui, siamo fatti per essere come Dio, per essere puri, cioè liberi di amare incondizionatamente tutti, e che i riti che nascono e muoiono durante la storia umana, adattandosi ai vari luoghi e ai tempi, incarnandosi nelle diverse culture, non sono che mezzi. Il fine non sono le abluzioni, il fine non è il canto gregoriano, il fine non è il messale vecchio o il messale nuovo, né la lingua liturgica (se fosse fondamentale, dovremmo celebrare l’Eucaristia in aramaico, dal momento che Gesù ha consacrato il pane e il vino nella sua lingua nativa…). Il fine, però, è l’unione con Dio, che è Amore, e che dimora in noi e vuole purificarci da tutto ciò che ci impedisce di manifestare attraverso di noi la sua immagine e somiglianza.

Il rischio di attaccarci alle forme, specialmente in un’epoca di crisi e insicurezze quale è la nostra, è altissimo. Quando ci si affeziona a un rito, a una devozione, a un certo modo di pregare il Padre Nostro e il Credo, a una certa traduzione della Bibbia, è molto facile dimenticarsi il cuore della questione: Dio non ci giudicherà in base alle nostre pratiche religiose, ma sull’Amore, che è l’essenza della Sua Parola. Fa sempre bene ripassare il capitolo 25 del Vangelo secondo Matteo (Il giudizio universale) e il capitolo 13 della Prima Lettera ai Corinzi di San Paolo, incentrato sulla carità.

San Giovanni XXIII, di cui oggi ricorre la memoria, 60 anni fa, proprio oggi, ha avuto il coraggio di riunire un Concilio Ecumenico (il Vaticano II), guardando oltre le differenze rituali (e di credo) che dividono le Chiese Cristiane. Chiediamo a questo santo papa e alla Santa Madonna di donarci uno sguardo di carità verso tutti, per dare in elemosina non l’apparenza, ma l’Amore Trinitario che chiede di sprigionarsi dal nostro spirito e di farsi carne nelle nostre giornate fin dal giorno del nostro Battesimo.

Sr. Maria Chiara Amata

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