Memoria di san Martino, vescovo, nel giorno della sua deposizione: nato da genitori pagani in Pannonia, nel territorio dell’odierna Ungheria, e chiamato al servizio militare in Francia, quando era ancora catecumeno coprì con il suo mantello Cristo stesso celato nelle sembianze di un povero. Ricevuto il battesimo, lasciò le armi e condusse presso Ligugé vita monastica in un cenobio da lui stesso fondato, sotto la guida di sant’Ilario di Poitiers. Ordinato infine sacerdote ed eletto vescovo di Tours, manifestò in sé il modello del buon pastore, fondando altri monasteri e parrocchie nei villaggi, istruendo e riconciliando il clero ed evangelizzando i contadini, finché a Candes fece ritorno al Signore.
Lasciate, fratelli, lasciate che io guardi il cielo, piuttosto che la terra, perché il mio spirito, che sta per salire al Signore, si trovi già sul retto cammino. Detto questo si accorse che il diavolo gli stava vicino. Gli disse allora: Che fai qui, bestia sanguinaria? Non troverai nulla in me, sciagurato! Il seno di Abramo mi accoglie.
Nel dire queste parole rese la sua anima a Dio. Martino sale felicemente verso Abramo. Martino povero e umile entra ricco in paradiso.
Dalle «Lettere» di Sulpicio Severo
Lc 17, 11-19
Dal Vangelo secondo Luca
Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea.
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.
Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va'; la tua fede ti ha salvato!».
Parola del Signore.
Durante il viaggio verso Gerusalemme, Gesù entra in un villaggio e gli vanno incontro dieci lebbrosi...
Tutti gli uomini infatti alla venuta di Cristo, in quel tempo, ma anche oggi si scoprono lebbrosi nell’anima.
Certo è molto peggiore la lebbra dell’anima che quella del corpo. Per loro l’incontro con Gesù non può avvenire che “a distanza”, ma si appellano con disperata fiducia alla “pietà” di colui che riconoscono quale “maestro” autorevole e potente.
Questi lebbrosi, per la loro condizione fisica, non osavano avvicinarsi a Gesù. Noi cristiani del nostro tempo abbandoniamo Gesù, la Chiesa, il Papa, e ci ostiniamo nei nostri peccati, idee, fissazioni come super-uomini che possono tutto...
Cari lettori è tempo di svegliarci dal sonno, se vogliamo essere guariti e risanati dalla lebbra dei nostri peccati. Gridiamo a gran voce e diciamo: «Gesù, maestro abbi pietà di noi! », altrimenti rimarremo sempre come cani rognosi, arrabbiati e senza futuro.
Lo sguardo di Dio è misericordia su di noi. Egli non disprezza un cuore pentito e umiliato.
“Uno di loro vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo”. A differenza degli altri nove che erano stati guariti, questo straniero ha dimostrato la sua grande fede: non si è fermato al dono ricevuto, ma ha saputo risalire al donatore della vita. Solo la fede permette un vero incontro con Gesù “faccia a faccia” e non più da lontano. E ci sentiremo dire anche noi: “Alzatevi e andate, la vostra fede vi salva”.
Sr M. Margherita
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