Nell’ottava del Natale del Signore e nel giorno della sua Circoncisione, solennità della santa Madre di Dio, Maria: i Padri del Concilio di Efeso l’acclamarono Theotókos, perché da lei il Verbo prese la carne e il Figlio di Dio abitò in mezzo agli uomini, principe della pace, a cui fu dato il Nome che è al di sopra di ogni nome.
Giornata Mondiale della Pace
Anniversario di fondazione della nostra Comunità monastica
Veramente umana era la natura che nacque da Maria, secondo le Scritture, e reale, cioè umano, era il corpo del Signore; vero, perché del tutto identico al nostro; infatti Maria è nostra sorella poiché tutti abbiamo origine in Adamo.
Dalle «Lettere» di sant’Atanasio, vescovo
Lc 2, 16-21
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima che fosse concepito nel grembo.
Parola del Signore.
Nel Vangelo del primo giorno dell'anno siamo invitati a seguire i pastori per giungere a incontrare "Maria, Giuseppe e il Bambino che giaceva in una mangiatoia", per assaporare il senso di appartenenza al nostro Dio che si è fatto uomo e ha santificato l'esperienza dei legami umani.
Come sottolineava Papa Francesco “il fare memoria della bontà di Dio nel volto materno di Maria, ci protegge della corrosiva malattia della “orfanezza spirituale”, quella orfanezza che l’anima vive quando si sente senza madre e le manca la tenerezza di Dio. Quella orfanezza che trova spazio nel cuore narcisista che sa guardare solo a sé stesso e ai propri interessi. Un tale atteggiamento di orfanezza spirituale è un cancro che silenziosamente logora e degrada l’anima. Degrado gli altri perché non mi appartengono, degrado Dio perché non gli appartengo…” (1/1/2017). Possiamo difendere la nostra anima da questo terribile cancro, facendo crescere in noi lo spirito di preghiera e di affidamento a Dio e a Maria, con il creare legami di fraternità e rafforzare quelli che abbiamo. Mentre proclamiamo con la chiesa in questo giorno la verità della maternità di Maria ci è caro fare memoria dell'esperienza di fede che ne abbiamo fatto in qualche circostanza della nostra vita. Don Paleari, primo beato cottolenghino diceva che "In cielo conosceremo non solo le grandezze della Madre di Dio, ma anche le finezze della Madre nostra. Allora scopriremo le sollecitudini amorose del suo cuore materno, i pericoli da cui ci scampa, gli aiuti che ci fornisce, le grazie di ogni specie che ci prodiga, il rifugio che ci offre se peccatori, le carezze che ci dà se giusti, sempre e dappertutto, in tutti i luoghi, in tutte le età della vita, in ogni necessità". Se allora lo scopriremo in pienezza già ora ci possiamo accorgere di qualcosa...
Siamo figli, siamo popolo di Dio, possiamo permetterci di confidare in Qualcuno. Fare festa all'inizio di un anno che si prospetta difficile, può sembrare incoscienza e dimenticanza di tante sofferenze e ingiustizie, ma per un cristiano ha un significato più grande: è un sollevare lo sguardo al di là delle necessità immediate per guardare all'Amore di Dio che non ci abbandona. Con san Paolo seguiamo lo Spirito di Dio che grida nei nostri cuori: "Abbà Padre" e possiamo aggiungere, pensando a Maria, che grida in noi anche: "Madre, Madre". E il nostro grido non cadrà nel vuoto.
sr M. Daniela
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