Memoria di Charles Eugène de Foucauld, visconte di Pontbriand, in religione fratel Carlo di Gesù, religioso francese, esploratore del deserto del Sahara e studioso della lingua e della cultura dei Tuareg: il 13 novembre 2005 è stato proclamato beato da papa Benedetto XVI
Mt 15, 29-37
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù giunse presso il mare di Galilea e, salito sul monte, lì si fermò. Attorno a lui si radunò molta folla, recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì, tanto che la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi guariti, gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano. E lodava il Dio d'Israele.
Allora Gesù chiamò a sé i suoi discepoli e disse: «Sento compassione per la folla. Ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non vengano meno lungo il cammino». E i discepoli gli dissero: «Come possiamo trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?».
Gesù domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette, e pochi pesciolini». Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra, prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò e li dava ai discepoli, e i discepoli alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà. Portarono via i pezzi avanzati: sette sporte piene.
Il brano evangelico tratto da Matteo 15,29-37 narra gli episodi delle guarigioni operate da Gesù e della moltiplicazione dei pani e dei pesci: essi sono significativi della Buona Novella del regno di Dio, lo prefigurano mostrandoci, nella bontà e nella compassione di Gesù, la bontà e la compassione del Padre provvidente.
Li troviamo ben delineati nella Prima Lettura (Is 25,6-10): il Padre ha preparato per tutti i popoli un eccellente banchetto e una gioia infinita, la gioia motivata dalla vittoria della vita sulla morte, la gioia di scoprire la tenerezza di un Padre onnipotente nell’amore, che asciugherà le lacrime da ogni volto.
A noi, credenti del terzo millennio e a tutti gli uomini da Dio amati di ogni lingua, razza, popolo e nazione – nessuno escluso dal suo Amore e dal Suo desiderio ardente di averci tutti con sé in paradiso – che cosa è richiesto se non di amare, dopo Dio, il nostro prossimo, sperare per noi e per tutti la salvezza? Essa è già qui, in mezzo a noi, nella persona di Gesù Cristo che, risorgendo, ha vinto la morte per sempre e ci ha donato il bene prezioso della Sua presenza reale nella Santa Eucaristia: cibandocene e adorandola già pregustiamo il paradiso, che godremo in pienezza quando la nostra vita terrena raggiungerà il suo compimento.
Vorrei concludere citando un detto del nostro grande santo, Giuseppe Benedetto Cottolengo:
Noi non possiamo conoscere che cosa sia Paradiso, né possiamo farci un'idea di quella luce. Iddio non aveva bisogno di creare il Paradiso per se stesso, perché egli è a se medesimo Paradiso; l'ha dunque creato per noi; e se vogliamo, il Paradiso è nostro (Detti e Pensieri 183).
Signore Gesù, fatti conoscere a tutti i popoli con il Tuo Santo Spirito che misteriosamente, ma efficacemente agisce e penetra nei cuori operando meravigliose conversioni. Rendici disponibili a questa azione dello Spirito, perché ci usi come strumenti suoi, fecondando l’opera dei missionari, delle religiose/i di vita apostolica, e la preghiera e l’offerta continua delle religiose e dei religiosi dediti alla contemplazione. Amen.
sr M. Liliana
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