Sant’Eusebio, primo vescovo di Vercelli, che consolidò la Chiesa in tutta la regione subalpina e per aver confessato la fede di Nicea fu relegato dall’imperatore Costanzo a Scitopoli e poi in Cappadocia e nella Tebaide. Ritornato otto anni più tardi nella
sua sede, si adoperò strenuamente per ristabilire la fede contro l’eresia ariana.
di trovarmi, quasi d’improvviso, in mezzo a voi.
Mi compiaccio molto, o fratelli, della vostra fede e mi rallegro della salvezza che essa ha portato a tutti voi. Godo dei frutti da voi prodotti, che dispensate ai
vicini e ai lontani.
Dalle «Lettere» di sant’Eusebio di Vercelli, vescovo
Dal Vangelo secondo Giovanni 10, 11-16
In quel tempo, Gesù disse: "lo sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; egli è un mercenario e non gli importa delle pecore.
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. E ho altre pecore che non sono di questo ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore».
Parola del Signore.
"Mi parve di essere venuto tra voi mentre ricevo le vostre lettere e vengo a conoscere dai messaggi i vostri sentimenti e il vostro amore... Mi si univano al gaudio le lacrime e l'animo avido di leggere ne era impedito dal pianto..da ogni parte mi venivano consolazioni: la ferma fede, l'amore, le offerte.." Così leggiamo nella Lettera alle comunità piemontesi scritta da S. Eusebio, vescovo di Vercelli nel IV secolo, che oggi festeggiamo come patrono e come martire, avendo subito il carcere e l'esilio a motivo della fede. Egli visse nel tempo in cui la fede cristiana si andava consolidando anche attraverso la prova di posizioni eretiche che vennero affrontate e chiarite per la prima volta in un Concilio ecumenico, quello di Nicea nel 325. In quel concilio venne elaborata dai vescovi e donata al popolo di Dio la professione della fede in Dio Padre e nel Figlio Gesù uguale al Padre, consostanziale con Lui.
Per noi è più facile accettare quest'affermazione di fede come dato rivelato, ma ci è chiesto un cammino di conversione e di riflessione perché la nostra vita venga trasformata dalla forza e dalla novità della fede.
Quale stupore genera in noi il guardare a Gesù come al Buon Pastore che è venuto a darci la vita in abbondanza: pur essendo Dio, uguale al Padre ha partecipato alla nostra condizione di vita per condurci alla vita eterna, e per questo scopo è giunto fino a sacrificarla per noi! Egli ci ha portato una novità assoluta, ha infranto la legge del vivere come mercenari e ci ha introdotti nella logica del donarci "per gli altri"! C'è quindi sintonia tra il Vangelo di questa giornata, la vita di S. Eusebio, pastore che si è sacrificato per il suo gregge, e la ricorrenza annuale del "Perdono di Assisi". Attraverso il dono dell'Indulgenza la grazia di Cristo Buon Pastore continua a effondersi attraverso la nostra preghiera non solo a favore dei vivi, ma anche dei defunti, in modo che la nostra vita possa essere sempre più immersa nell'amore e nel perdono, nonostante la nostra povertà e le nostre cadute e mancanze di amore. Questo è per noi il giorno di un grande ringraziamento nella gioia.
sr Maria Daniela
Comments